QUALE PARTNER SCEGLIAMO

05.08.2015 11:07

Goethe ha parlato di  “affinità elettive” e le ha definite come “sottile affinità chimica in virtù della quale le passioni si attirano e si respingono, s’associano, si neutralizzano e poi si separano e si ricompongono un’altra volta”. Dico questo in quanto solitamente le coppie coniugali derivano da ambienti socio – culturali paritetici, poiché il partner oltre ad essere affine a livello sessuale, lo è anche a livello sociale, economico, familiare e psicologico.

La scelta del partner pare evidente sia connessa al trascorso personale caratterizzato dalle esperienze infantili. Bowlby, come ho in altri articoli dichiarato è stato il primo a mettere in luce  il rilievo dello schema di attaccamento che si struttura nel bambino e  che poi persiste e determina la personalità del futuro adulto. La teoria dell’attaccamento si applica quindi al rapporto di coppia, evidenziando che gli adulti iniziano delle relazioni affettive sulla base del modello predisposto nel rapporto madre-bambino.

 I modelli che si vengono a delineare, siccome sono il resoconto di un processo cognitivo automatizzato, tendono ad autoperpetuarsi, ma possono essere tramutati mediante cambiamenti di vita significativi ed esperienze terapeutiche.

La scelta del partner  costituisce in se il sistema cardine di propagazione del mito familiare. Stierlin parla di mandato familiare, del quale disegna le regole e i ruoli che i genitori hanno trasmesso ai figli con l’incombenza di tenere salde per generazioni.

 Il processo di scelta del partner non è di pertinenza solo di due persone, ma di una struttura di tipo triangolare: IO - TU - GLI ALTRI.  La scelta del partner,come d’altronde qualsiasi altra scelta, che crediamo possa essere in apparenza libera e spontanea, si impadronisce di significato solo se rivista sia mediante i miti individuali della coppia, sia attraverso i miti della famiglia di nuova formazione.

 Silvia Vegetti Finzi (1994) identifica cinque tipologie di profili:

1.     La moglie come madre: l’uomo questua nella moglie la madre immaginaria, fortemente idealizzata, pertanto non somigliante a quella reale. Scopo di ciò è quello di ricostituire l’intimità dell’infanzia, quella in cui il bambino riconosce tratti instabili della madre: il tono della voce, l'odore, gli arti, il seno, e via dicendo.... Sono questi gli elementi che ubicano nella memoria inconscia e che vengono cercati nel partner. Accade frequentemente che una copiosa quantità di uomini chiamino naturalmente “mamma” la loro moglie e tendano a valorizzarla ed a sollecitarla nel prendere il posto della loro madre reale. La figura materna è talmente idealizzata che difficilmente è possibile sostituirla;per alcuni uomini, come nel caso del "single eterno",  la madre non può essere sostituita; spesso affermando infatti  di non aver trovato mai la donna giusta, o comunque di rivolgersi sempre a donne poco adatte al proprio essere. Costui incapperà nella donna bambina, nella donna avventuriera,nella donna già sposata, comunque in una figura distante dall’idea del focolare domestico e se trovasse la donna materna, farà in modo di lasciarsela sfuggire percependo in lei il pericolo della sostituzione della figura materna idealizzata, cioè di colei che da senza ricevere. Alcune donne intravedono in ciò un grosso rischio, in particolare nella vita sessuale della coppia, attinente alla complessità del ruolo di donna-mamma.

2.     - Il marito come padre: la donna cerca nel partner il suo primo amore eterosessuale, meno pesantemente che nel caso sopra citato, poiché anche per la donna l’attaccamento si concentra nella madre. Ogni marito, comunque, si trova ad essere paragonato con il padre della compagna, e nello specifico con i schemi introiettati di responsabilità, sicurezza, autorità e potere. L’estrema idealizzazione del padre fa nascere un’amplificazione delle attese che improbabilmente possono essere appagate. Diventa quindi una competizione, dove la donna incoraggia il proprio compagno a oltrepassare il padre, sfida che precipita nel ciclone della ricerca della perfezione e convoglia la donna in un processo di infantilizzazione.

3.     La moglie come padre: alcuni uomini assegnano alla propria metà una funzione paterna. Solitamente  la moglie è più grande del marito ed occupa un incarico sociale e culturale più alto, se no possiede una  personalità rigida e normativa. A questa donna – moglie - padre vengono delegati incarichi propri della figura paterna, come la tranquillità finanziaria, la responsabilità della casa e della gestione familiare, l’amministrazione del reddito familiare. La scelta dell’uomo di bramare una moglie-padre può avere un doppio senso: l’ambizione di non farle agguantare il ruolo della madre idealizzata o quello di ricostituire la figura paterna tanto idealizzata la quale consente di tenere salda la relazione genitore-figlio e di non far germogliare questo marito figlio.

4.      - Il marito come madre: Le donne manifestano la necessità di accettazione totale e incondizionata. Nelle coppie in cui si statuisce questa relazione, di solito si intoppano una donna smaniosa di affetto e un uomo che è innamorato del ruolo materno per un astio inconscio della figura materna.

5.     - I coniugi come fratelli: alcune coppie, non avendo l'intenzione di obbligarsi in relazioni articolate, risolvono con l’instaurare un rapporto più semplice quale quello dell’amicizia e della fratellanza. I motivi che muovono queste coppie a congiungersi sono molteplici; si può considerare  un conflitto edipico irrisolto o un forte investimento narcisistico su di sé.

 

Un caro Saluto

Silvia Rossi