PERCHE' GLI ADULTI SI COMPORTANO, A VOLTE, COME BAMBINI

13.07.2015 10:25
Ogni qual volta un adulto si trova nelle condizioni di disagio, di ansia, in cui prendono il sopravvento e si manifestano i suoi impulsi irrazionali, emotivi e affettivi, si parla di un' alterazione della teoria della mente. Lʼadulto,  regredisce in queste particolari circostanze a uno stadio infantile dove dirfonte al dolore,alla paura e alle difficoltà, unica strada percorribile è quella di richiedere, solitamente, lʼaiuto della madre (o chi meglio la rappresenta) e di essere accuditi e protetti.
Le persone che mostrano maggiormente ciò sono coloro in cui prevale un locus esterno, ossia coloro per cui tutto accade per via del fato, per colpa degli altri e che non sanno vivere la propria vita da protagonista, ma  inconsciamente si vedono ancora bambini bisognosi di protezione.
Questa forma di regressione o di fissazione allo stadio infantile preoperatorio nellʼadulto porta a far riemergere gli schemi infantili legati ad egocentrismo, animismo, narcisismo, rifiutando la realtà perché insopportabile, cercando rifugio in un ambiente protetto, nel nido e tra persone che gli offrono conforto. In questo modo si consolidano quelle credenze infantili legate al pensiero magico anche negli adulti. 
 

In ogni individuo esiste, in misura maggiore o minore, la convinzione di non essere sufficientemente amati, la quale conduce a forme adulte di egocentrismo e di narcisismo. La persona, infatti, ritiene di meritare lʼaffetto, la stima e il riconoscimento del prossimo, e porta quindi inconsciamente la propria attenzione solo ed esclusivamente sui propri problemi e sui propri punti di vista: non si tratta di egoismo, quanto di infantile bisogno di essere accuditi.

Quando la richiesta di attenzione e di accudimento non trova riscontro, non resta allʼadulto che la soluzione narcisistica di convincersi di una realtà illusoria e di atteggiarsi come persona al di fuori e al di sopra della norma, titolare di un diritto, che egli stesso si è attribuito, al riconoscimento delle proprie ragioni e dei propri punti di vista, senza accorgersi, naturalmente, di essere regredito o essere sempre rimasto fissato a uno stadio di sviluppo cognitivo infantile. Tendenza comune anche ad alcune categorie di adulti fissati allo stadio infantile convinti di essere al centro dellʼuniverso e impossibilitati a decentrarsi, cioè ad assumere lʼottica di unʼaltra persona. Farlo, infatti, li costringerebbe a modificare i propri schemi sicuri, a riconoscere i propri limiti, i propri errori e la propria debolezza, riconoscendo che la realtà esterna va affrontata per quello che è e non per quello che vorremmo, condizionati dal principio di piacere.

Silvia Rossi